Se niente importa, non c’è niente da salvare.
Questa frase è il titolo di un libro di Jonathan Safran Foer che ho amato e amo molto. L’ Autore riporta un ricordo della propria nonna, che era fuggita dalla propria casa per salvarsi dai tedeschi.
«Il peggio arrivò verso la fine. Moltissime persone morirono proprio alla fine, e io non sapevo se avrei resistito un altro giorno. Un contadino, un russo, Dio lo benedica, vide in che stato ero, entrò in casa e ne uscì con un pezzo di carne per me”.
“Ti salvò la vita”.
“Non lo mangiai […] Era maiale. Non ero disposta a mangiare maiale”. “Perché? […] Perché non era kosher?”.
”Certo”.
“Ma neppure per salvarti la vita?”. “Se niente importa, non c’è niente da salvare”.»
Cosa c’entra questo con Vincenzo Muccioli e San Patrignano?
Ho pensato e mi sono confrontata con tante persone (amici, colleghi, persone con cui lavoro, familiari), e le opinioni sono tante. Le frasi che più sono ritornate sono state “E’ difficile prendere posizione”, “E’ difficile schierarsi”, ma anche “Non si può negare che abbia fatto del bene”.
E io rispetto queste posizioni, e anche la complessità dei pensieri e delle emozioni che questo pezzo di storia e cultura dell’Italia evoca in noi. Perché è importante farci delle domande, interrogarci, e anche riuscire a mantenere posizioni contrastanti dentro di noi.
Il mio pensiero non vuole essere esaustivo, non ho sufficienti informazioni, e preparazione sul contesto culturale del tempo, sulla storia dell’ utilizzo delle sostanze, dei costi umani, economici e sociali del tempo. È una mia piccola riflessione, parla di me, della mia storia, di come intendo il mondo, l’essere umano, il rispetto e la cura.
Come direbbe Olivander di Harry Potter, Vincenzo Muccioli ha fatto cose terribili, ma grandi.
Ma non riesco a salvarlo. O a pensare che abbia fatto, per lo più, del bene.
Perché “Se niente importa, non c’è niente da salvare”.
Se salvi una persona, arrivando ad incatenarla, facendola vivere in un micro cosmo, lontana dai suoi legami, dalla propria storia, senza diritti economici e di autodeterminazione, decidendo per lui, stabilendo tu, senza basi mediche e di letteratura, cosa è opportuno fare per curarlo, negandogli perfino informazioni sul suo stato di salute, stando lui vicino, ma essendo pronto a denigrarlo davanti agli altri quando sbaglia, esattamente, cosa stai salvando?
Il suo corpo. La sua integrità fisica. E il resto?
Credo sia importante farci delle domande, e rimanere emotivamente scossi, per far sì che certe cose, grandi, ma terribili, non accadano più.
Mai più.