Per come lavoro io, lo psicoterapeuta non è qualcuno che ti dice cosa fare.
La progettazione della vita di una vita persona, è ambito che pertiene solo a quella persona. Lei conosce e sta nella sua vita, e sa ció che può tollerare. Questo per me è basilare. E io ho piena fiducia nella capacità della persona di poter progettare la sua vita.
Poche delle persone che ho conosciuto hanno difficoltà a immaginare alternative concrete a quello che fanno.
In linea teorica, sanno quello che “dovrebbero” o “vorrebbero” fare.
Il più volte delle volte, il problema è che non sanno come farlo o hanno paura.
Compito dello psicoterapeuta, secondo me, è lavorare con la persona per scoprire insieme i modi per arrivare a quelle alternative. Che non sono uguali per tutti, vanno calibrati su come è fatta unicamente quella persona, sulla sua storia, sulle sue priorità, e su ciò che teme.
Il lavoro sulla paura è, tautologicamente, quello che spaventa di più: va fatto nei tempi che una persona può sostenere. Si comincia a guardarla assieme, si scopre da dove arriva, che significato ha avuto, da cosa l’ha protetta. Per questo la psicoterapia, per me, è sartoriale.
E dopo? Cosa si fa? Dopo, arriva la parte di lavoro più creativa, più bella.
Olivia Pope di Scandal lo direbbe così: “What do you want?”.
In italiano rende meglio così: “Cosa desideri? Se non avessi paura, cosa faresti?”
E si esplora il mondo del possibile.
E fidatevi, ne vale la pena.