L’ultimo articolo su Radio Deejay, di e con Chiara Monateri: https://www.deejay.it/articoli/zerbini-in-amore-forse-vi-stanno-facendo-breadcrumbing/ .
“Avete iniziato a frequentare qualcuno che risponde col contagocce, e con cui vi sembra di avere una relazione a distanza a causa della scarsa interazione, anche se abitate parecchio vicini? Forse questa persona vi sta facendo breadcrumbing.
Letteralmente, breadcrumbing significa “sbriciolare”: ovvero, la persona che state frequentando vi concede solo delle “briciole” che semina in giro, cioè piccoli spunti di attenzione e curiosità per tenervi sempre interessati e con le antenne attive, ma in realtà non è coinvolta o non prova niente nei vostri confronti, data la scarsa risposta di cui vi degna.”
Il primo passo è spostare il focus: dal breadcrumber, al raccoglitore di briciole.
In queste situazioni, infatti, in cui spesso si conosce molto poco dell’altra persona, penso sia poco utile e poco “psicologico”, inferire o immaginare di sapere cosa ci sia dietro i comportamenti, perché, in fin dei conti, né si conosce la sua storia, né si hanno elementi sufficienti per poter fare previsioni su ciò che può esserci nella sua mente. Comportamenti come quelli che stiamo descrivendo, non è possibile sapere, a priori, se dipendano dalla storia familiare di una persona, da una voluta limitata disponibilità emotiva, da una modalità evitante che preserva la persona, da tutte e tre queste ipotesi, o da molto altro ancora.
Al massimo, glielo si può chiedere, sempre che sappia dare, o sia motivato a dare, una risposta.
Inoltre, come facciamo a dire che siano persone manipolatorie? O peggio ancora, come spesso si legge, persone tossiche? Bisogna fare molta attenzione a questi due termini, perché vanno a definire una persona sulla base di alcuni comportamenti, e non sarà mai sufficiente ripetere che non esistono persone tossiche, cattive, sbagliate o manipolatorie. Concordo invece che possano esserci dei comportamenti dell’altro che non ci fanno stare bene, e che percepiamo come svalutanti, egoisti, poco attenti o poco interessati.
Quello che secondo me è più utile fare, invece, è:
1) attenersi ai fatti: cosa realmente, praticamente, sta succedendo nel vostro rapporto: di cosa è fatto?
2) chiedervi come state in questo rapporto: cosa vi da? Cosa vi piace?
3) chiedervi se questo rapporto e le emozioni che state provando, è qualcosa che si avvicina al tipo di rapporto che desiderate/ vi piacerebbe avere
4) non pensare di poter cambiare l’altra persona o immaginare di poter fargli scoprire che in realtà vuole di più: se, al momento, la persona non vi sta dando segnali di disagio, potrebbe proprio voler dire che non ha bisogno di altro rispetto a quello che sta vivendo, e, ancora più importante, immagino desideriate frequentare qualcuno che sa decidere per sé giusto?
5) se al punto 4 avete esitato o vi siete riconosciut*, tornate al punto 2 e 3
6) la domanda più importante di tutte: se il bilancio non è positivo, se valutate che ha poco tempo da concedervi, se è presente in modo non sufficiente per voi, o se a voi appare disinteressato (e notate che in nessuna di queste frasi ho usato l’altra persona come soggetto, perché non possiamo sapere cosa c’è nella sua mente), potrebbe valere la pena chiedervi, “come mai rimango?”. L’avete fatto altre volte? Quale pezzo della vostra storia entra in gioco? Quale immagine di voi negativa sentite risuonare?
Queste ritengo siano alcune delle domande giuste da farvi per reagire nel modo più utile per voi.
E ricordiamoci sempre della frase che vale da sola tutto il film “Io sono infinito”: spesso “accettiamo l’amore che pensiamo di meritare”.