“Feelin’ myself”.
Questa è la caption della story postata da Chiara Ferragni ieri su Instagram. Chiara Ferragni non fa parlare di lei. Lei smuove le masse. Le fa urlare. Quasi chiunque ha un’opinione su di lei. Nel bene e nel male. E immagino, anzi, sono convinta, che per lei vada bene così, e che questa sia una sua forza.
Ma anche la forza che regala alle donne, alle mamme, postando questa foto, incinta della sua secondogenita, é tantissima.
Perché, come le stories sulla terapia EMDR, questi contributi fanno cultura, informazione, prevenzione e cura. Specifico meglio perché ritengo questa foto importante senza pretendere di essere esaustiva.
Premessa: la gravidanza e il post-partum sono momenti delicatissimi per la salute mentale delle mamme e dei papá. Perché? Perché il progetto di essere genitore rimette in discussione l’equilibrio raggiunto, con noi stessi, con la nostra famiglia, con la nostra storia, con il partner. Non sono più “solo” Vittoria, o Marco, o Andrea: sono la persona che sono, la figlia che sono stata, il genitore che voglio essere. Ripensiamo ai nostri modelli di attaccamento.
Mi piace figurarmi questo sistema motivazionale (i sistemi motivazionali sono ciò che ci conducono verso uno scopo, in questo caso ad avere sicurezza, affetto e conforto) come ad una scia luminosa. Questa scia immaginatela rappresentata dai pensieri, dai gesti, dalle sensazioni e dalle emozioni che percepiamo fin da quando siamo nella pancia. Eh sì, perché già nella pancia percepiamo la mamma, il papà, ciò che ci sta attorno, gli umori, la gioia, la paura, la speranza…
Altro che “è piccolo, non capisce…”.
E questa scia prosegue dopo la nascita, fondandosi sulla capacità peculiare di sintonizzazione emotiva, fisica, mentale che avviene fra il bambino e chi si prende cura di lui. Se questa sintonizzazione è positiva (il più delle volte), il bambino si potrà formare un’idea di sé come meritevole di amore e cure, e degli altri, come persone sulle quali poter contare e avere fiducia.
Questa scia ci accompagna per tutta la vita, Bowlby (papà dell’attaccamento) postula che sia “attiva dalla culla alla tomba”: a seconda degli insegnanti, degli amici, dei partner che sceglieremo, del terapeuta che lavora con noi, la rappresentazione di noi e degli altri può modificarsi.
Quando cominciamo a progettare una gravidanza, questa scia inizia un nuovo viaggio, verso il bambino: porta con sé la nostra storia e la storia della nostra famiglia, il bambino che siamo stati, come siamo stati accuditi, come desideriamo essere come genitore, quali paure abbiamo, e tante tante altre cose.
In questo delicatissimo momento, il rapporto con il proprio corpo che cambia, con la forma e con il peso, può essere una ulteriore fatica. O magari nel proprio corpo, nella cura e nel controllo su di esso, la persona ha riposto parte della propria amabilità, sicurezza, capacità di azione.
Per alcune persone, quindi, questi cambiamenti del corpo, possono essere dolorosi e faticosi, non solo di per sè, ma per ciò che rappresentano; arrivando a slatentizzare disturbi che impiegano le energie e le risorse della persona, che ne avrà quindi meno a disposizione per il nascituro o per il bambino già nato. Tali diminuite energie, possono influire negativamente nel processo di attaccamento con il bambino.
Ergo: più una mamma e un papà stanno bene, meglio starà il nascituro. Equazione semplice ma non scontata.
Tornando quindi a Chiara Ferragni: penso sia inestimabile che una donna, il cui corpo è parte integrante del suo lavoro e della sua carriera, lo mostri cambiato. È una mossa commerciale? Di business? Non mi importa. Le cose vengono fatte per milioni di ragioni. Il mio post vuole essere scientifico, fare informazione o ricercare consensi? Tutte e tre. Questo ne inficia il contenuto? Sta a chi legge, decidere cosa farsene, come interpretarlo. Quando guardiamo alle cose, è una nostra scelta come le leggiamo.
Sono i nostri pensieri, i nostri B: le persone che lavorano con me sanno quanto trituro le loro esistenze con questi concetti.